Recentemente, virologi e studiosi hanno indicato l’influenza aviaria come rischio concreto e causa di una possibile nuova pandemia 1. Bando agli allarmismi, complice l’esperienza del Covid 19, è emersa da subito l’importanza della prevenzione: i servizi professionali di disinfestazione possono giocare un ruolo determinante in questo aspetto, attenuando la possibilità di infezione negli ambienti a rischio.
Per comprenderne l’importanza, è necessario conoscere le caratteristiche dell’influenza aviaria, quali sono le categorie a rischio e le modalità di trasmissione di questo virus.
Che cos’è e come si trasmette l’aviaria
L’influenza aviaria è un’infezione virale che colpisce principalmente gli uccelli. Gli uccelli selvatici, in particolare quelli acquatici, rappresentano comunemente un serbatoio asintomatico del virus, che viene eliminato attraverso le feci. Sebbene spesso non mostrino sintomi, gli uccelli selvatici sono altamente contagiosi per gli uccelli domestici come polli, anatre, tacchini e altri animali da cortile.2
Influenza aviaria, chi è a rischio?
L’influenza aviaria colpisce principalmente gli uccelli domestici e il pollame, ma, a seconda delle circostanze, il virus può essere trasmesso anche ad altri animali da allevamento, come bovini e suini, causando gravi danni economici.
Secondo i dati del European Centre for Disease Prevention and Control dell’Unione Europea, in Italia, nel periodo compreso tra dicembre 2024 e marzo 2025, sono stati registrati 6 casi di infezione da virus A(H5Nx) e 26 casi da A(H5N1) nel pollame.
Negli ultimi mesi, diversi focolai rilevati negli Stati Uniti stanno interessando in particolare gli allevamenti di bovini da latte, con centinaia di animali colpiti. Un focolaio multistatale di influenza aviaria ad alta patogenicità A(H5N1) nei bovini da latte è stato segnalato per la prima volta il 25 marzo 2024, coinvolgendo oltre 950 allevamenti.
Si tratta della prima volta che questi virus dell’influenza aviaria vengono riscontrati nei bovini. Solo negli Stati Uniti, a partire dal 2022, sono stati documentati casi di infezione da A(H5N1) in oltre 200 mammiferi.3

Tra gli animali a rischio di infezione rientrano anche gatti, cani e altri animali da compagnia, soprattutto in ambienti legati all’allevamento. In particolare, i gatti risultano essere particolarmente vulnerabili alle forme gravi della malattia e al ceppo H5N1, spesso con esiti letali.
Attualmente, non è noto se l’infezione possa trasmettersi tra gatti, ma questa possibilità non può essere esclusa. Il rischio di trasmissione del virus dal gatto all’uomo è considerato estremamente basso.
Non è nemmeno stato accertato se possa avvenire una trasmissione diretta dall’uomo al gatto; tuttavia, alla fine di febbraio, negli Stati Uniti, sono stati segnalati casi di gatti infettati con H5N1 all’interno delle abitazioni di due lavoratori di aziende lattiero-casearie.4
Tra i mammiferi, alcuni casi sono stati registrati anche nei bovini. 5
I virus dell’influenza aviaria non si trasmettono facilmente all’uomo, ma possono farlo in modo occasionale e in specifiche circostanze. Tali condizioni includono il contatto diretto con uccelli malati o morti, con superfici o materiali contaminati da escreti e secreti infetti (come le feci), oppure attraverso le mucose (orali, oculari o nasali), inalazione di aerosol contaminati, o infine tramite il consumo di carni di volatili infetti non adeguatamente cotte.6
I sintomi principali dell’influenza aviaria
La virulenza e la sintomatologia con cui l’influenza aviaria colpisce varia secondo i ceppi del virus, è quindi impossibile fare generalizzazioni. Certamente, varia anche la sintomatologia secondo i soggetti colpiti.
Fra i sintomi più comuni nel pollame emergono febbre, depressione, inappetenza, piume arruffate, riduzione dell’assunzione di acqua. Nelle galline ovaiole si può riscontrare posizione accovacciata o eretta in stato semi-comatoso, cianosi ed edema di cresta e bargigli con possibile presenza di petecchie ed ecchimosi emorragiche, respirazione difficoltosa e lacrimazione abnorme, diarrea acquosa profusa e sete eccessiva dei malati, iniziale deposizione di uova dal guscio morbido, successivamente interrotta. Nei polli da carne si riscontrano depressione grave e alta mortalità, ddema facciale, al collo e segni neurologici come torcicollo e atassia, nei tacchini simile a quella osservata nei polli.7
I contagi nell’uomo si sono verificati con sintomatologia lieve, associata per lo più a congiuntivite e talvolta a sintomi che coinvolgono le vie respiratorie superiori8.
Sebbene il virus dell’influenza aviaria di tipo A (H5N1) sia associato a elevata morbosità e mortalità negli uccelli, al momento non si può dire lo stesso per i bovini. Le vacche da latte sono fra i bovini più colpiti: i sintomi più comuni sono lo scarso appetito, la produzione ridotta e un aspetto anomalo del latte, che appare addensato, scolorito. La maggior parte degli animali colpiti risulta guarire con trattamento di supporto, e il tasso di mortalità/abbattimento medio registrato fin qui è basso, pari al 2%. La diffusione di H5N1 all’interno e tra le mandrie indica che si verifica trasmissione da bovino a bovino; le evidenze indicano anche che il virus può diffondersi dai siti con bovini da latte agli allevamenti avicoli vicini e i principali fattori di rischio sono il personale condiviso e i visitatori esterni.9

Aviaria, misure di prevenzione e biosicurezza
La biosicurezza resta la migliore difesa contro l’H5N1, e si incoraggiano le aziende agricole all’adozione di pratiche rigorose anche se il virus non è stato rilevato nel loro stato o nelle vicinanze: le misure promosse negli Stati Uniti esortano i veterinari e i produttori a monitorare, separare e testare gli animali malati, a ridurre al minimo i movimenti del bestiame e a isolare e monitorare eventuali bovini da latte appena acquistati per 30 giorni al momento dell’arrivo.
Per prevenire l’infezione tra gli uccelli stanziali, è fondamentale mantenere un elevato livello di pulizia e igiene di pavimenti in cemento, pareti reti delle voliere, contenitori per acqua e mangime. Anche le aree circostanti andrebbero mantenute pulite per ridurre i nascondigli e i rifugi degli uccelli selvatici. È inoltre necessario proteggere acqua e mangime da contaminazioni con feci o scarti animali, e conservarli in contenitori ben chiusi. L’acqua somministrata agli uccelli dovrebbe provenire da una rete idrica clorata, da un pozzo pulito oppure essere trattata adeguatamente.10
Anche la disinfestazione è una componente cruciale delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli, specialmente nella prevenzione dell’influenza aviaria. Questo perché parassiti come roditori e insetti possono fungere da vettori per agenti patogeni, facilitando la diffusione di malattie tra gli animali. In un’ottica di prevenzione, è utile separare animali da cortile e pollame, allontanare volatili selvatici, controllare altri parassiti, come i roditori, con adescamento e trappole.
Evoluzione e pareri scientifici
C’è chi parla già di una nuova pandemia che scaturirà dall’estendersi dell’influenza aviaria nei suoi diversi ceppi virali: nonostante l’assenza, finora documentata, di evidenze a supporto della trasmissione da uomo a uomo del virus HPAI A(H5N1)11, è stata dimostrata la suscettibilità di topi e furetti all’infezione sperimentale indotta con un ceppo virale isolato dalla congiuntiva di un allevatore texano. Negli animali esposti, infatti, il virus si sarebbe diffuso in modo sistemico agli organi respiratori e a numerosi altri distretti extra-respiratori, incluso il sistema nervoso centrale, provocando una malattia a esito fatale12.
Note:
- Notizia Ansa, link ↩︎
- Siti web, Istituto Superiore della Sanità e Ministero della Salute ↩︎
- Sito web, Center for Desease Control and Prevention, US Gov. ↩︎
- Sito web, American Veterinary Medical Association ↩︎
- Sito web, Istituto Superiore della Sanità ↩︎
- Sito web, Ministero della Salute ↩︎
- Sito web, Ministero della Salute ↩︎
- Sito web, Istituto superiore della Sanità ↩︎
- Sito web, American Veterinary Medical Association ↩︎
- Sito web, USDA Dipartimento Agricoltura USA ↩︎
- Garg S., et al. (2025). Highly Pathogenic Avian Influenza A(H5N1) Virus Infections in Humans. N. Engl. J. Med. 392(9):843-854. DOI: 10.1056/NEJMoa2414610. ↩︎
- Gu C., Maemura T., Guan L., et al. (2024). A human isolate of bovine H5N1 is transmissible and lethal in animal models. Nature 636:711-718. DOI: https://doi.org/10.1038/s41586-024-08254-7. ↩︎