Il biacco è uno dei serpenti più diffusi in Italia e lo si può incontrare facilmente in molte regioni della penisola. Appartenente alla famiglia dei colubridi, questa specie è estremamente adattabile e popola una grande varietà di ambienti: dai margini dei boschi alle zone agricole, dalle siepi e radure ai giardini di campagna e perfino ai parchi urbani. Il biacco è un serpente diurno, rapido e agile, noto per la sua capacità di arrampicarsi e nuotare con grande destrezza.

Come si riconosce il biacco

Agli occhi di una persona non esperta, il biacco può essere confuso con altri serpenti, ma ha delle caratteristiche distintive. Gli adulti possono superare anche il metro e mezzo di lunghezza e hanno un corpo snello, con la testa che poco si distingue dal resto del corpo. Il colore varia dal nero lucente al marrone o verdastro con riflessi metallici. I giovani biacchi, invece, hanno una colorazione più chiara, con macchie e bande che tendono a scomparire con l’età. Gli occhi grandi con pupille rotonde e il movimento rapido lo rendono piuttosto facile da riconoscere.

Comportamento alimentare e predatorio

Il biacco è un predatore opportunista: la sua dieta comprende principalmente lucertole, topi, piccoli uccelli e altri rettili. Non è velenoso e cattura le prede con la forza e la velocità, inghiottendole intere. Spesso lo si può vedere muoversi tra le pietraie, lungo i muretti a secco o nei prati assolati, sempre in cerca di qualcosa da mangiare. Non è raro incontrarlo anche vicino ai corsi d’acqua o nei fossati, habitat che offrono prede e copertura.

È un serpente che non rappresenta alcun pericolo per l’uomo, e anzi, svolge un ruolo importante nel controllo dei roditori e di altri piccoli animali. Inoltre, è famoso per la sua vivacità e per la sua indole quasi irrequieta: se si sente minacciato, può sollevare la parte anteriore del corpo e fischiare, ma raramente morde.

Una curiosità: il biacco è originario dell’Europa meridionale e non è presente in America o in altre aree extraeuropee, a differenza di molte altre specie di serpenti.

L’etimologia del suo nome scientifico, Hierophis viridiflavus, deriva dalla sua livrea dal colore verde e giallo; vi è un’altra poi un’altra specie di biacco, Hierophis Carbonarius, così chiamato perchè di colore scuro. In italiano, viene comunemente chiamato “Biacco”, mentre in altre lingue europee è noto come “green whip snake” in inglese o “couleuvre verte et jaune” in francese, riferendosi alla colorazione a volte verde e gialla.

Ma sono i dialetti italiani a regalare i nomi più curiosi e affascinanti: in Puglia, nella zona di Taranto, è conosciuto come “scurzone” o “scurzune”, un termine che evoca l’idea del serpente scuro, dalla scorza spessa e dura, veloce e quasi elusivo. Fatto piuttosto interessante, in provincia di Como questo serpente viene chiamato “scurzùn”.

In Lombardia, in particolare nella provincia di Brescia il serpente è chiamato nel dialetto locale “bès bastuner”, un termine popolare e piuttosto curioso che si riferisce al carattere difensivo del serpente. Bès, infatti, in molti dialetti lombardi, significa “biscia” o genericamente “serpente”, mentre “bastuner” richiama l’idea di un bastone, di qualcosa di rigido e lungo. Questa espressione deriva dall’aspetto allungato e rigido del biacco, che quando è minacciato si tende e si irrigidisce, dando proprio l’impressione di un bastone lungo e scuro; la denominazione è tipica della tradizione contadina bresciana e riflette la tendenza a dare nomi che descrivono direttamente la forma o il comportamento dell’animale.

Tra Romagna, Toscana e Lazio è detto “frustone”, e nella Bergamasca “verém bastuner”, tutti con il significato di serpente che bastona o che si difende attivamente. Nell’alta Toscana si usa “batareccio”, e nel Mantovano “anza”, termini che indicano il comportamento di difesa con colpi di coda.

Ci sono poi nomi dialettali che richiamano le sue abitudini alimentari: nel bresciano è conosciuto anche come “susér” (biscia che caccia i topi), nel piemontese viene definito “ux’lera”, ovvero biscia che si nutre di uccelli, e nella bassa pianura lombarda come “bes raner”, ovvero biscia che caccia le rane.

Altri nomi dialettali curiosi e meno noti sono “mirauda” nelle zone di Biella e Vercelli, “blache” in Friuli, “bilurdun” nel novarese e “smilorda” in provincia di Varese. Questa varietà di denominazioni testimonia non solo la diffusione capillare del biacco in Italia, ma anche la profonda conoscenza e attenzione con cui le comunità locali lo osservano e lo interpretano.

Curiosità sul biacco

Durante i mesi invernali, il biacco va in letargo, tecnicamente detta “bruma”; si rifugia in luoghi riparati, come anfratti, buche nel terreno, muretti a secco o sotto tronchi.

Il biacco è oviparo, cioè depone uova e lo fa in estate, in genere tra giugno e luglio, in luoghi caldi e protetti (sotto pietre, fogliame o legnaie). Una femmina può deporre dalle cinque alle quindici uova, che si schiudono dopo circa 6-8 settimane.

Infine, una nota importantissima: il biacco, sebbene molto diffuso come altri serpenti, è una specie protetta in quanto la sua popolazione è in declino, e in quanto svolge un ruolo importante nel mantenimento degli ecosistemi; pertanto, per allontanarlo, è possibile intervenire esclusivamente sull’interruzione della sua catena alimentare, allontanando le sue prede ed effettuando interventi di derattizzazione.