Comprendere le conseguenze del cambiamento climatico sugli ecosistemi è un tema complesso perchè riguarda sia gli aspetti direttamente collegati alle variazioni climatiche, come le precipitazioni, le temperature, la stagionalità, la disponibilità di risorse idriche (ne abbiamo parlato in questo articolo), ma anche tutte quelle variabili inerenti il modo in cui ciascun organismo cambierà e si adatterà per fronteggiarlo, e le interdipendenze tra ciascuno di essi.
Le alte temperature influenzano direttamente fisiologia, sviluppo, riproduzione e dispersione degli insetti, accelerando i loro cicli vitali e aumentando il numero di generazioni annuali. Essendo eterotermi, gli insetti rispondono rapidamente alle variazioni termiche, con tassi metabolici che aumentano considerevolmente. Questo favorisce mobilità, alimentazione e densità delle popolazioni, anticipando le infestazioni e incrementando i danni a colture e habitat. Inoltre, temperature più miti permettono a specie normalmente limitate a climi freddi di espandere la loro area di distribuzione.
Livelli più alti di anidride carbonica accelerano la fotosintesi e la crescita delle piante, migliorando resa e tolleranza alla siccità in alcune specie. Tuttavia, possono ridurre la qualità nutrizionale delle colture (proteine, minerali, vitamine), con possibili conseguenze sulla sicurezza alimentare.
Variazioni di precipitazioni, evaporazione e umidità del suolo influenzano la fisiologia, la crescita e la sopravvivenza degli insetti e altri animali. Periodi di siccità alternati a piogge intense possono favorire alcune specie e sfavorirne altre, alterando distribuzione, abbondanza e attività dei parassiti.

I principali fattori
Fattori fisiologici e riproduttivi
Il cambiamento climatico influisce direttamente sui processi vitali degli animali: la temperatura, l’umidità e la disponibilità d’acqua modificano il metabolismo, i tassi di crescita e i cicli riproduttivi. In molte specie ectotermiche, come gli insetti, lo sviluppo e la metamorfosi si accelerano con il calore; in altre, lo stress termico o idrico riduce la fertilità. Anche la gestione dell’acqua, dall’idratazione alle funzioni fisiologiche, diventa un fattore di sopravvivenza chiave in ambienti soggetti a siccità o precipitazioni irregolari.
Fattori ecologici e di habitat
La modifica dei regimi termici e idrici altera la struttura e la disponibilità degli habitat, spingendo molte specie verso nuove aree geografiche o altitudini più favorevoli. Questo comporta un’espansione di specie termofile o invasive, che trovano nuovi spazi ecologici a scapito di quelle più specializzate. Il risultato è una riorganizzazione degli ecosistemi e una ridefinizione delle nicchie ecologiche, con effetti a catena sulla biodiversità e sulla produttività degli ambienti.
Fattori interattivi e comportamentali
I cambiamenti climatici modificano la disponibilità di risorse e la pressione ecologica, portando gli animali a cambiare abitudini alimentari e di movimento. Alcune specie diventano più opportuniste, altre modificano i loro ritmi di attività o i comportamenti territoriali. Le relazioni tra specie (predazione, parassitismo, simbiosi, competizione) si ristrutturano, creando nuovi equilibri o conflitti ecologici, spesso a favore delle specie più plastiche e sinantrope.
Fattori sanitari e parassitari
L’aumento delle temperature e dell’umidità favorisce la proliferazione di parassiti, vettori e patogeni. Zoonosi e malattie trasmesse da insetti o roditori aumentano di incidenza e si estendono a nuove aree geografiche. Le specie sinantrope (ratti, blatte, mosche) traggono vantaggio da condizioni urbane più favorevoli e da scarse barriere stagionali, incrementando i rischi igienico-sanitari e il contatto diretto con l’uomo.
Fattori evolutivi e adattivi
Le nuove pressioni ambientali selezionano tratti genetici e morfologici più idonei alle condizioni in cambiamento, come maggiore tolleranza termica, variazioni di dimensione corporea o modifiche nella pigmentazione. Parallelamente, la plasticità ecologica, cioè la capacità di modificare comportamento e fisiologia in tempi brevi, diventa un vantaggio selettivo.
L’impatto su roditori, insetti e volatili
Ratti
Le temperature più miti e inverni meno rigidi riducono la mortalità stagionale dei ratti, favorendo un aumento delle popolazioni urbane. La maggiore disponibilità di cibo urbano, come rifiuti e scarti, consente più nidiate all’anno, determinando un allungamento dei cicli riproduttivi. Le specie costiere o termofile stanno ampliando la loro distribuzione verso nord e in aree più interne. Anche l’adattamento urbano è evidente: i ratti mostrano una maggiore attività in superficie, favorita dall’aumento della temperatura nel sottosuolo e dalla diminuzione dei predatori naturali.
Questi cambiamenti comportano maggiori rischi per infrastrutture (rosicchiamento di cavi, danni idraulici), incremento delle zoonosi come leptospirosi e hantavirus e un aumento delle interazioni con l’uomo, con conseguente maggiore rischio sanitario e sociale.
Gli studi di Wan, (2022), mostrano che le precipitazioni sono fortemente correlate con l’abbondanza di roditori in ecosistemi desertici e tropicali, probabilmente perché aumentano la produzione vegetale e la disponibilità di cibo e ripari. Un altro studio sulle popolazioni urbane indica che le precipitazioni primaverili ed estive favoriscono la crescita di piante e quindi di risorse alimentari per roditori, ma precipitazioni molto elevate o stagionalità fortemente variabile possono ridurre l’idoneità dell’habitat
Questi cambiamenti comportano maggiori rischi per infrastrutture (rosicchiamento di cavi, danni idraulici), incremento delle zoonosi come leptospirosi e hantavirus e un aumento delle interazioni con l’uomo, con conseguente maggiore rischio sanitario e sociale. Scopri la prevenzione da topi e ratti.
Blatte
Le blatte rispondono alle temperature elevate con cicli di sviluppo accelerati: il passaggio da uovo ad adulto può ridursi del 30–40%, incrementando rapidamente la densità delle popolazioni. Specie tropicali come Periplaneta americana e Supella longipalpa, inizialmente limitate agli ambienti riscaldati, si adattano ora anche a spazi semi-aperti. L’esposizione continua a basse dosi di insetticidi e la selezione termica favoriscono inoltre lo sviluppo di ceppi resistenti.
Gli studi di Hiscox, (2023), hanno rivelato che piogge intense e inondazioni possono distruggere gli habitat delle blatte, spingendole all’interno degli edifici, mentre temperature elevate favoriscono la riproduzione. In casi di intemperie, l’idoneità microclimatica nelle fogne e negli interstizi urbani può cambiare, influenzando dove le blatte possono stabilirsi.
Uno studio su Blatta orientalis e Periplaneta americana ha testato trattamenti con alti livelli di CO₂ (60 %), come modalità di fumigazione: mostra che le uova e le ooteche sono più tolleranti alle condizioni di CO₂ elevata, ma non è un risultato che dimostri un effetto biologico positivo della CO₂ sulle popolazioni, piuttosto sulle tecniche di controllo. La letteratura generale sulle blatte urbane riconosce che la variabilità climatica (stagionalità, condizioni estreme) interagisce con microambienti (es. canalizzazioni, ambienti interni) per permettere la sopravvivenza durante periodi sfavorevoli. (ScienceDirect)
Questi cambiamenti hanno importanti conseguenze per la salute pubblica: si osservano più infestazioni in contesti civili, ospedalieri e alimentari, maggiore persistenza nelle reti fognarie e canaline calde e un aumento del rischio di allergie e contaminazioni alimentari.
Mosche
Le mosche beneficiano di inverni miti e stagioni più lunghe, con mortalità invernale quasi nulla in alcune aree urbane, rendendo la loro attività quasi perenne. Il ciclo vitale si abbrevia nei climi caldi, completandosi in 7–10 giorni, e i siti di riproduzione si spostano verso rifiuti organici umidi e compost non gestito.
Gli eventi meteorologici come piogge intense e alluvioni possono influenzare habitat e siti di riproduzione delle mosche, alterando le dinamiche delle popolazioni e aumentando il rischio di trasmissione di malattie. Il ruolo dell’umidità è spesso sottovalutato nella biologia degli insetti: essa modula le perdite d’acqua e influenza la prestazione termica ed evapotranspirazione corporea.
Gli effetti sono evidenti sul piano sanitario e della gestione dei rifiuti: aumenta il rischio di contaminazioni alimentari da agenti come Salmonella ed Escherichia coli, cresce la pressione nelle aree di ristorazione e trattamento rifiuti e diventa più complessa la gestione degli infestanti senza una strategia integrata di controllo.

Insetti delle derrate
Negli insetti delle derrate, le temperature più elevate favoriscono uno sviluppo continuo, impedendo la pausa invernale che prima interrompeva i cicli. Specie tropicali invasive sopravvivono ora anche in regioni temperate. L’aumento del metabolismo e del consumo di derrate comporta perdite più consistenti sia in quantità che in qualità degli alimenti immagazzinati.
Benché la maggior parte degli studi si concentri su temperatura, alcune ricerche sugli insetti delle derrate considerano come le variazioni dell’umidità nei magazzini (legate a condizioni ambientali esterne) influenzino la sopravvivenza e lo sviluppo degli stadi larvali e adulti.
In generale, condizioni più umide o l’umidità relativa possono favorire lo sviluppo di muffe e microbi che competono o alterano la qualità delle derrate, indirettamente impattando gli insetti delle derrate.
Temperature elevate in periodi precedentemente sfavorevoli possono consentire cicli continui durante tutto l’anno, riducendo l’effetto “pausa invernale”.
Gli impatti sono significativi: i danni economici all’industria alimentare e logistica aumentano, cresce l’uso energetico per mantenere i magazzini raffreddati e diventa necessaria una maggiore attenzione a monitoraggio preventivo e sigillatura ambientale.
Vespe
Le vespe mostrano un’espansione stagionale e geografica legata a inverni più miti, che permettono alle regine di sopravvivere in numero maggiore, dando origine a colonie più numerose e longeve. Specie alloctone invasive come Vespa velutina si diffondono rapidamente in Europa e in contesti urbani, favorite dai climi più caldi. Inoltre, le vespe diventano più aggressive in periodi di carenza di risorse.
Anche per vespe, la pioggia e le condizioni climatiche avverse possono influenzare la sopravvivenza delle regine e la struttura delle colonie: minori precipitazioni durante i periodi critici possono compromettere l’approvvigionamento di acqua per la colonia.
I climi più caldi e inverni miti possono permettere una svernamento più efficace delle regine e colonie più durature, espandendo la stagione attiva e la capacità di costruzione/riproduzione.
Gli impatti di questi cambiamenti includono un aumento di incidenti e rischi sanitari legati a punture e possibili shock anafilattici, danni agli impollinatori, squilibri ecologici e problemi per la ristorazione e il turismo outdoor.

Piccioni
I piccioni urbani e suburbani mostrano una riproduzione continua durante tutto l’anno grazie a temperature miti e abbondanza di cibo derivante da attività umane. La sopravvivenza invernale aumenta grazie alla riduzione dello stress termico e all’accesso costante a risorse antropiche. Le popolazioni si espandono colonizzando edifici moderni, strutture industriali e aree periferiche.
Le precipitazioni influenzano l’accesso a siti di riparo, pulizia e alimentazione: in periodi molto piovosi potrebbero essere stressati, mentre stagioni più secche con raccolti possono ridurre le risorse alimentari.
Gli effetti di questi cambiamenti comprendono danni strutturali crescenti (corrosione, acidi urici, ostruzioni), maggior rischio zoonotico (psittacosi, salmonellosi, criptococcosi) e conflitti socio-ambientali, complicando la gestione delle popolazioni, soprattutto dove sono vietati gli abbattimenti.
Tutti questi cambiamenti biologici indicano una direzione chiara: il Pest Management dovrà evolversi da un modello reattivo e stagionale a un modello predittivo, continuo e integrato basato su dati climatici e biologici. Scopri di più.
